sabato 16 luglio 2016

"Filosofo" per caso

Tutto scorre,
tranne De Crescenzo
         di Matteo Tassinari
Con la filosofia ha fatto i miliardi che adesso gli permettono di fare il filosofo alla Piero Angela come per la Scienza. Giustamente orgoglioso del suo successo ha anche trasformato lo studio in una specie di mappamondo del suo pensiero astrale partenopeo, appendendo alle pareti le centoquattordici copertine dei libri tradotti in tutto il mondo. De Crescenzo non scorre in avanti, e neanche, all'indietro. Lui sta lì, ad aspettare letteralmente la manna. E arriva, caspita, perché per quanto sia, il suo modo di trattare la filosofia in maniera alquanto dozzinale, ha vinto, si ha saputo imporsi come Vespa s'è imposto per il giornalismo d'approfondimenmto in Rai.

E la manna, sotto forma di centinaia di migliaia di copie vendute, arriva sonante. Ansiosamente ci chiediamo che cosa ne sarà dei libri di De Crescenzo, quando l'autore in carne ed ossa, tra centodieci anni, non ci sarà più. Chi sarà, il masochista che andrà ancora a leggerli? Facciamo una scommessa con i posteri dell'anno 2090. I libri di De Crescenzo, in quell'anno fatidico, saranno fiori di carta e del suo nome non resterà neppure l'eco. A lui non ne importa proprio niente. Tutto proiettato sull'asse produzione-consumo, gli interessa soltanto l'istante delle vendite. Del resto, De Crescenzo detesta la storia, la riduce a una marmellata di attimi attuali. Si prenda questo Panta rei, che era il motto filosofico di Eraclito: "Tutto scorre". De Crescenzo ci imbastisce sopra una serie di barzellette narrative e divulgative formidabili, per spiegare la filosofia di Eraclito. Ma che cosa spiega?
Il comico filosofo
Un'accozzaglia di fatti inespressivi, infruttuosi, troppo sensibile alla mondanità, episodi spenti e futili, insipidi, frivoli e molto, ma molto superficiale. Lui intanto resta immobile, salottiero e un po imbambolato. olto raffinato il suo humor, olto anglosassone: "A quanti vogliono sapere se io sono di centro destra o di centro sinistra, io rispondo che sono del centro storico", neanche Mark Twain.

Tutto, proprio tutto, "scorre”, all'infuori, di De Crescenzo, il comico che si occupa di filosofia e filosofando impara anche a morire, in pratica compri 2 paghi 3. Poi la spara: "Ma essendo un filosofo di riconosciuta fama, ho un problema per ogni soluzione", asserisce De Crescenzo mettendo in confusione chi l'ascolta e creando sconcerto in sala per la sfrontataggine. Ma non è un problema, perché qualche riga senza senso, in più o in meno, condisce alla perfezione il discorso d'autore accademico partenopeo.


Ingegnere fino ai cinquant’anni, poi s'inventa scrittore, regista, sceneggiatore e attore. La svolta nel 1977, con la pubblicazione di “Così parlò Bellavista”, un caso editoriale da 600.000 copie, in meno di un anno, e in conferenza stampa fu davvero illuminante il Socrate del Duemila, con queste certezze aristoteliche: “Se una persona non ha dubbi, diffidate”, parola di Luciano De Crescenzo, intervistato dal Foglietto, che non è un diminutivo del Foglio di Travaglio e Gomez. Lui incassa grazie al buio culturale.


   Qualche   
approdo
lo troverà
In fondo il suo pubblicare è anche un Burlesque, una "Narrativa" che non tiene conto dei parametri della storia filosofica, ma parte da un punto e da lì non sa neanche dove andrà a finire, convinto che qualche approdo lo troverà, magari ridicolo, però in molti non se ne accorgono.
 Il napoletano sorridente
Luciano De Crescenzo, "Panta rei," ("tutto scorre"), Mondadori, 1994. Tutto scorre, tranne De Crescenzo. Scorrono i fiumi, i tempi, le comodità, le scadenze, le bollette, i secoli, i millenni. Scorrono i treni, i pattini, i secondi di una partita di calcio emozionante. Scorrevano gli sci di Tomba e scorre il traffico (quando scorre). Tranne, ripetiamo, Luciano De Crescenzo. Lui, il sorridente e scaltro napoletano, non si muove dalla scrittura divulgativa, solito, usuale e ovvio. Perché nulla è più innaturale dell'ovvio. "La banalità è il travestimento di una potentissima volontà tesa ad abolire la coscienza", sosteneva Saul Bellow

Implacabile come
il Vesuvio
Tutti dobbiamo morire, tutti quanti, che circo! Non fosse che per questo dovremmo amarci tutti quanti e invece no, siamo schiacciati dalle banalità, siamo divorati dal nulla. Charles Bukowski, Il capitano è fuori a pranzo, 1998
Socrate e compagnia
Implacabile come il Vesuvio, scrive un libro ogni sei mesi, va a farsi vedere in tutte le televisioni possibili e immaginabili, elogia il suo libro a destra e a manca, offre consigli alle massaie e ramanzine tenui agli studenti che marinano la scuola, in tasca un cospicuo assegno e si rimette a scrivere un altro libro. È uno sgobbone che non scorre. Ovvero, i suoi libri si allineano sugli scaffali a una velocità impressionante, ma non si arricchiscono l'un l'altro, sono tutti uguali anche se gli argomenti variano. Quando il business si estende anche sulla filosofia in chiave Partenopea, fino a farlo diventare milionario con la bellezza di 14 milioni di libri venduti. Punta il dito severo contro gli intellettuali che sarebbero “gelosi del loro sapere e che spesso confondono l’oscurità con la profondità”. Per De Crescenzo, più Show man che scrittore, per converso il sapere è mercanzia di scambio circolare e diffuso in modo paesano. Intanto ringrazia i Costanzo Show, i Vespa, e tutti i talk show che continuano con insana arguzia a propinarci un furbetto dalla loquela assai stupida. “Un morto non ha età”, disse ad una bionda di Rai 1 mentre l’intervistava, e la boutade sembrava anche di buon gusto, ma poi rovinò tutto: “La sanità mentale è un'imperfezione” e chiuse la chiosa così. Ci rimasi di merda e di stucco. Cosa centrava la sanità mentale con l’età di un morto, mi chiedevo, cioè fra me e me, quindi ad una distanza assai ravvicinata
E adesso che ore sono? Adesso è ora di spaccare parecchi culi in giro o masticare una gomma. E io ho finito le gomme.