sabato 24 settembre 2016

Storie d'amore con i crampi

E' nell'altra che ti     confondi,
in realtà, quanto     ti piace?

Shakespeare secondo Branagh
E l’amour          fou
Kenneth Branagh
           di Matteo Tassinari
Pene d’amore perdute. Languori. Svenevolezze e smancerie. Sorrisi sornioni e baci assassini, tremori, pallori, assolutori, ingenuità e perché dare gioia, è un mestiere duroSe non ricordi che l’amore t’abbia mai fatto commettere la più piccola follia, allora non hai amato nel tuo mondo senza malinconia dove gli usignoli ruttano. Incantesimi e parole vaghe. 
Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere. Per le donne il miglior afrodisiaco sono le parole. Il punto “G” è nelle loro orecchie. Chi lo cerca più in basso sta sprecando il suo tempo.
Manichini fashion o busti sartoriali  
Bisogna che una sensazione sia caduta ben bene in basso perché si degni di mutarsi in idea. Non azzardatevi a toccarli mai, non azzardatevi a giudicarli, tirate via le vostre mani sporche, non confondetevi coi loro sogni. Hanno aerei per volare, ma non ci sono più aeroporti per atterrare. Possiedono treni e una stazione lontana tra il cielo e terra, hanno le nostre fandonie nelle orecchie, conoscono le nostre facce.
 Di Bracciacorta,
nella Gomorra    on line
Madri pompate a tranquillanti, padri che vanno sul sicuro, i ragazzi nascondono lacrime sospese come gatte gelose dei figli hanno un bagaglio di speranze deluse. Asuo ultimo matrimonio, lo sposo si è rivelò troppo affrettato e poco borghese per le sue esigenze da codice sabaudo. Una fuga dell'ultimo minuto, tra furore e lacrime, senza capire il male che si fa. Un mondo storpiato dissestato, malridotto, squinternato, traballante, ingannato tradito, massacrato, pur sapendo che ho una rosa dentro che vien da chiedersi come abbia fatto nascere e crescere in una Gomorra di sifatta teatralità disorientata ed impaurita come i poveri comici guerrieri. 
“Narro        sempre di sesso, mai d'amore”
Peter Greenaway, regista 
Come quella giraffa che ha il cuore tanto lontano dai pensieri. Pensa che s'è innamorata ieri e ancora oggi non lo sa. Tra mezzora forse inizierà a sentire la farfalle nello stomaco. Ma sopra tutto, lo script luminoso del regista Peter Greenaway: “Nei miei film, parlo sempre di sesso e non di amore. Io sono un buon darwiniano e, dato il pensiero comune sull'evoluzionismo e sulle teorie comportamentali, dico che siamo come delle valigie che servono a continuare il passaggio di geni”. Ma non c'illudiamo. E' questo un triste mondo dove un uomo che legge ad alta voce versi o testi spirituali, in solitudine, passa per squilibrato. Una persona singolare, per parlare in politicamente corretto.
S'instaurò 
 un          bel clima   
Ma la voglia, il desiderio, è ben diverso, simile alla passione "cristalla". Già a 5 anni, mi faceva paura la prigione, non conoscendo ancora gli uomini con i quali avrei convissuto. Mica per altro, o la pena da scontare, pur non essendo mai stato in prigione Ci sono stato di striscio parecchie volte, grattandomi pure il sedere, modo di dire quando la Questura ti porta in quelle loro stanze segrete e ti fanno domande, di gossip più che altro. S'era instaurato un bel clima fra di noi, dopo avermi preso le impronte digitali, foto segnaletiche, davanti, dietro, sinistra e destra e rossori sulla pelle stile decorazioni ornamentali, tutte spesate dal Questore o forse più a spese mie. 
Sangre        love,
loviente       in cor
"Vi sono più cose  in cielo e terra, Orazio,
di quante  se ne sogna la tua filosofia"

(William Shakespeare,  1600, "Amleto")


Amori da poco, vacui e scontati, superflui. Amori impellenti, che chiedono resa perché incompresa. Amori da ridere, altri da morire. Tragedie e commedie, mondanità, paranoie. Credo che la fine del XX secolo sia un momento di rinegoziazione sulla procreazione sulla nascita e sul sesso. La politica sessuale ci ha dato libertà più ampie. L'approccio alla sessualità e alla castità ha aperto molte possibilità. È la morte a rimanere non negoziabile. È l'ultima frontiera. Si potrebbe scrivere che la civiltà ci ha sottratti alle spade per farci meglio sentire la paura dei chirurghi. Pensate, quanta gran gente, i mediocri, quanto sono operosi, attenti e pacati. Non hanno scatti di pensieri, di affetti, di soluzioni, calme di vento, slanci d’infantilismo. Fanno quel che possono e sanno, magari quel che non sanno, ma con tanta buona volontà!
Paura del tempo
Sarà stata la pazzia a indurre l’innamorato non corrisposto a parlare tutte le lingue per esprimere un concetto così universale, come quello dell’amore? Perché l’amore è quel miscuglio che tu sei da una parte e lei dall’altra, eppure gli sconosciuti s'accorgono che vi amate. Come aver preso insieme un trip e avere entrambi le stesse paranoie, è una responsabilità enormemente reciproca che non ammette tradimenti di nessuna ragione. E' una cosa molto seria. Che cazzo, mica pugnette! Una volta pensavo che i libri si facessero così: arriva un poeta, lievemente disserra la bocca e di colpo comincia a cantare il sempliciotto ispirato: di grazia, ma perchè! (Vladimir Vladimirovič Majakovskij).
Sergej Esenin, poeta
Non ho mai saputo interpretare il diktat di Majakovskij rispetto alla morte-omicidio-suicidio (altro aspetto ancora da chiarire)  del poeta russo Sergej Esenin: “Se ci fosse stato inchiostro all'Angleterre, non avrebbe avuto bisogno di tagliarsi le vene”. Non capisco se ci sia, nelle parole di Majakovskij, un velato senso d’ironia, quasi guappa nei confronti del povero e magnifico Esenin che difenderò fino a morir. Se lo merita, che ne pensate? Non ho forse ragione?
Le frasi, le parole,
hanno, ancora,
un senso        compiuto?
Ancora Shakespeare,  ancora Branagh 
che ha raschiato il  fondo del barile.
Tutto evanescente e  pomposo, troppo
Le frasi hanno un senso compiuto, ma le parole vengono dai posti più disparati. Ecco che ci troviamo il napoletano, l’inglese, lo spagnolo, il francese, il provenzale, perfino l’italiano antico e per finire qualche termine reinventato, strani miscugli dalla fonetica accattivante. Spesso l’amore trova difficoltà nella comunicabilità dei sentimenti che si provano. Due cuori e una capanna di Babele dove l'ordinario e l'esiguo spirito associati alla pigrizia, abbiano prodotto più intellettuali che la riflessione e le letture dotte e ignaro di ogni orifizio.
Dove finisce l’arcobaleno,
nella tua anima o all’orizzonte?
Pablo Neruda
Se tutti coloro che abbiamo ucciso col pensiero scomparissero davvero, la terra non avrebbe più abitanti, non è una boutade e non lo vuole essere, è un dato di fatto. Con Sangre loviente in core (che ama in cuore). Se della Morte vara ne è l'ora, orsù, saluta la Signora col mantello nero, figlio mio. Fa male, ma è gentile, almeno è quel che ci si augura. La morte, caro, è un'usanza che tutti dobbiamo rispettare. Adeguiamoci mio figliuolo. 
Si? Dite pure, non siate imbranati!
Rubinetti appassionati
Scoregge gocciolanti

  La      caduta in 
disuso       del 
pa  radosso
Amori  basta. Quelli dentro la confezione levigata e attenta all’air du temps. Negli intenti, una ricerca concentrata anzitutto sulla dichiarazione. Vale a dire su quella piccola catastrofe delle emozioni in cui, dei due soggetti coinvolti, uno assume il rischio e lo spavento e lancia una parola, un gesto, spesso uno sguardo alla Paolo Conte, verso l’altro e l'altro non sa che fare.
Una verde Milonga
"Tutti quelli che nell'ora suprema vogliono circondarsi di amici lo fanno per paura e per incapacità di affrontare i loro ultimi istanti. Cercano di dimenticare, nel momento capitale, la propria morte". (script, Emil Cioran). Charles Bukowski, invece in Taccuino di un vecchio sporcaccioneannotava: "Rubinetti che gocciolano, scoregge di passione, pneumatici bucati. Sono tutte e tre cose molto più tristi della morte, anche se c'è chi darebbe la propria vita pur di non morir". Come è vero che c'è chi non ama per paura di soffrire, che è un poco come chi si rifiuta di vivere per paura di morire. Gira e rigira il paradosso, banalità caduta in disuso, diventa ortodossia.
Emil Cioran
Fuori di sé, a rischio di perdere sé stessi. Ebbe a scrivere il magnifico Emil Cioran, intellettuale rumeno del secolo scorso e tanto altro: "Lo scrivere, per poco che valga, mi ha aiutato a passare da un anno all'altro, perché le ossessioni espresse si attenuano e in parte vengono superate. Sono certo che se non fossi stato un imbrattacarte mi sarei ucciso da un pezzo. Scrivere è un enorme sollievo. E pubblicare anche".
Non più dentro la capsula protetta e ottusa dello spazio pubblico, d’improvviso dentro uno spazio privato che annulla le distanze e che spaura.
Si parte  d'Hurlyburly


Hurlyburly,
bla, bla,     bla...
Aulentina tu non vivi per moi. In realtà, una riflessione che dell’amore finisce per attraversare tutto lo sconnesso frasario, le figure maggiori e quelle più frequentate dagli artisti coinvolti secondo un principio, come sempre, sincretico ed indifferente alla successione cronologica, che procede per sistematica contaminazione. Puro Hurlyburly, ossia bla, bla, bla... Accade negli Stati Uniti quando un gruppo di strafatti di cocaina si ritrova e si mettono a parlare. Un casinooo...
Tensioni che reggono
 le sorti del mondo 
Figure dell’amore. Danze di congiunzione, tensioni che reggono le sorti del mondo. O amore o morte, o insieme per sempre o per sempre disgiunti. Stilemi come quelli della corte amorosa, dall’immaginario cortese alla tenerezza colta da Ingres (1843), all’ardore di Boucher (1600) ai Cuori neri di Warhol (1981). Pittore, scultore, regista, produttore cinematografico, fotografo, attore, sceneggiatore, la Factory, Londra, New York, Parigi. Figura predominante del movimento della Pop art e tra gli artisti più influenti del XX secolo. Troppe cose per non essere un artista, semmai un talent al fiuto e dal culto della pubblicità, personaggio che Berlusconi l’avrebbe coperto d’oro.
Majakovskij con l'amata Lily Brik 
Corpi d’amore e di sesso perché come scrive Arthur Rimbaud, è nell’altro che ci si confonde e ci si ritrova, attraverso lo scambio delle carni, degli umori come degli abbandoni. Baci. Quelli timidi e quelli voraci, Klimt e Schiele, Luis Bunuel e Man Ray. Sessi. Ricordi che non riportano ciò che è stato un tempo trasformatosi in nenia del Salvador, o piccolo bebè, la vecchiaia da sola verrà
Sono tutti i percorsi ed i luoghi della passione amorosa in una sorta di caravanserraglio che lascia, alla fine del viaggio, esausti e disarticolati. Un po’ smarriti. Non è facile parlare d’amore, come sanno tutti gli innamorati e non sanno invece chi festeggia san Valentino, povero cretino pure col codino. Il nostro è un periodo incapace di decidere tra leggerezza e pesantezza, tra sensazione e passione, tra fuga e vertigine. Tutto marcato da una vena neoromantica a forte investimento narrativo, spesso languida come una lingua di bue o inutile, inspiegabile come il successo della “Lettera d’amore” di Cathleen  Schine, una libreria tinta di rosa, sulla costa atlantica degli Stati Uniti. Come vorrei essere tagliente come un eccomi.
                            Il tuo dramma è il più
 importante della Storia
Avete mai provato la belluina ed eccitante appagamento dei sensi nel guardarvi in uno specchio dopo innumerevoli notti bianche riempite d'alcol? Avete mai subìto la tortura dell'insonnia, quando si avverte ogni istante della notte, quando esistete solo voi al mondo e il vostro dramma diventa il più importante della storia, una storia ormai svuotata di senso, e che neppure più esiste, giacché sentite levarsi in voi le fiamme spaventose e la vostra esistenza vi appare come unica e sola in un mondo nato soltanto per portare a termine la vostra agonia, avendo conosciuto questi innumerevoli momenti, infiniti come la forza di 1000 agonie, per vederle poi riflessa, quando vi guardate allo specchio, l'immagine del grottesco? L'avete mai provato?

La vita      dai
connotati      orribili 
Che succederebbe se lo sguardo umano esprimesse fedelmente le lacerazioni che s'accusa dentro, se svelasse il supplizio provato? Riusciremmo ancora a conversare? Non sarebbe meglio proferire, raccontare, sciogliere i diktat, strombazzare, esprimersi confidandosi nello sfogo borghese, per sbottonarsi ancora e ancora confidare, conferire, conversare nascondendoci il volto con le mani? La vita assumerebbe connotati orribili, impossibili se le nostre prerogative personali evidenziassero la potenza della dimensione spirituale. Alcuno ha più la forza, l'integrità morale di guardarsi allo specchio, perché un'immagine insieme grottesca e tragica mescolerebbe ai contorni della fisionomia macchie di sangue, piaghe sempre aperte e rivoli di lacrime irrefrenabili, intervallate dal malcostume come la corruzione, il senso carnale di chi puzza di sesso e parla solo volgarmente tramite farneticazioni psicopatiche.
Stendhal o Barthes,
   Shakespeare o Baudelaire?  
Una bella libraia, divorziata senza rimpianti e appassionata del suo mestiere. Un variegato ventaglio di clienti e commessi tutti complici nel loro putrefatto benessere infame. Infine, una lettera d'amore che sbuca fra la posta ed i libri. Un libro che è più palloso di quelli stucchevoli della triestina Susanna Tamaro capace di rendere la noia una vertigine ampollosa.
 Come fosse        tonno
Una vertigine tranquilla
Una vertigine tranquilla, monotona. E' la rivelazione della futilità universale, la certezza, spinta fino allo stupore o alla chiaroveggenza suprema, che non si può, non si deve fare niente né in questo mondo né in quell'altro, non esiste al mondo niente che possa servirci o soddisfarci. In fondo cos'è, se non la noia, ciò che v'impedisce di godere della vostra vita? E allora tutti alla rincorsa a prendere impegni, appuntamenti, incontri, orari convenzionali da rispettare, sputare sugli affetti come fosse tonno, tutto per non annoiarsi e sentire il lato, in fondo, piacevole della nostra e cara innata solitudine.
Riccardo Mannerini insieme a De André
Perché metterne alla prova, scagliandola a tentoni, la capacità speculativa e l’eredità filosofica di Stendhal, Barthes, Shakespeare e Baudelaire? Tuttavia mi rimane ancora da capire perché il poeta Riccardo Mannerini, grande amico d'angiporto di Fabrizio De André, riuscì a concepire i seguenti versi: "Un ferroviere era quel tale che per morire scelse il giorno di Natale", è una frustata. All'alba non muore soltanto la notte, muore anche l'uomo e il suo divenire e il sangue caldo che bagna il selciato è un discorso appena iniziato.“Un poeta vero, un poeta con la P maiuscola: di quelli che quando scrivevano una poesia sul golfo della Guascogna, stavano navigando effettivamente sul golfo della Guascogna”. disse Fabrizio De André del poeta Mannerini
Da una finestra, un oblò vetrato, entrò nella Storia del mondo che parla di fame, sete, morti, gioia e bellezze, non certo di gloria. Ma quando la sorte è puntigliosa, arriva la morte in forma curiosa che gli procura, umano aeroplano, un volo notturno da un quarto piano e lo riduce in quattro e quattr'otto in un mucchio di cenci, di ossa un fagotto. All'alba non muore soltanto la notte, muore anche l'uomo e il suo divenire e il sangue caldo che bagna il selciato, è un discorso appena iniziato.
Pasquale Panella, paroliere di Battisti dopo Mogol
Tiranna mia tu non vivi per me, ed io impazzisco per te. I fou de love (impazzisco d’amore) appriesse a te (per te). Loviente in core (che ama in cuore) rossiente por ti (ardente per te), vurria vurria (vorrei, vorrei), ma prima ‘e murì (ma prima di morire), vida d’erotica ambicion (vita di erotica ambizione). Grande Pasquale Panella, che ci ha reso il miglior Lucio Battisti della storia musicale, non quello con Mogol, perso fra le gote rosse e canti liberi, ma in chiave di volta con le mani a gesticolare nel ventoPenso che se non ci fosse stato Battisti non ci sarebbe stato Mogol, e viceversa. Personaggio che non ama di certo i riflettori, evita accuratamente tutti gli inviti calorosi e di alto "encomio" economico, di tante trasmissioni televisive che lo vorrebbero nel loro parquè d'ospiti da intervistare, ma lui è risponde picche a tutti. E' orfico, ermetico, nel suo caso dadaista, un Brian Eno più raffinato, meno commerciale, un autore che parla alle note del pentagramma.
Il     “dilemma atroce
gaberiano
Valenze dell’instabilità che governa il mondo secondo un ritmico principio di alternanza che assicura il divenire per paura di restare abbandonati. La storia, il racconto, sono fatti selvatici, non si possono condurre a proprio piacimento. Dimentichiamo allora per un momento l’amore degli enigmi e degli stereotipi. Una cravatta blu, con strisce bianche. L’onestà e la coerenza con sé stessi. La fedeltà verso i propri dubbi che, risolti, portano al senso della vita come nel caso di "Gildo". Chi è?
Il Signor G.. Una colonna della creatività narrativa teatrale. Giorgio Gaber, in molte sue canzoni eppure, come le cose più belle e semplici, non sempre era facile capirlo. Poco male per GG. Prima o poi sarebbe tutto arrivato, sapeva già che era necessario il passaggio di qualche anno prima che arrivasse il messaggio.  
Era   un grande davvero, solo che le parole
sono sono spuriedel loro significato,
perdendo l'effetto  autentico e ciò è un male per tutti
Morir je      vurria  
Quello delle rime e delle metafore eleganti e anche quello dell’estasi dalle feroci malinconie. La logica di un percorso passionale di una coppia in pieno “dilemma gaberiano”, spaventata e disillusa, tensione dura e scintillante come una fune metallica tesa tra due solitudini. Tra due soggetti spaiati. La loro relazione, è la loro relatività e la passione come qualità dell’esistere che trasforma il percepire in sentiremorir je vurria ( morire io vorrei), d’amour con ti (d’amore con te) ma primma ‘e murì ( ma prima di morire), I fou de love (Io impazzisco d’amore) Tiranna tu sì (Tiranna tu sei), Sangriente love (amore sanguinante) in core por ti (in cuore per te). Come definirlo Panella?Un Brian Eno. Tutti sanno che è stato l’ultimo paroliere di Lucio Battisti, quello dei testi ermetici ma geniali, testi senza un senso apparente: capricci idiomatici, locuzioni e costrutti peculiari di una lingua o di dialetti e sillabazione. Non tutti sanno che ha scritto anche per Angelo Branduardi, questa volta ribaltando il concetto: parole di diversi idiomi ma con un senso compiuto. Altro che Mogol e "Premonizioni".

lunedì 15 agosto 2016

Il cancro addosso

Tumore:
ricerca, sentenza
o business?
         di Matteo Tassinari
Pensare il cancro. Il cancro, un processo di creazione impazzito, pensai...
Quando muore qualcuno di cancro, mi chiedo sempre dove aveva il tumore, chissà quale cellula l’ha determinato, quale la micro cellula malata ha raggruppato silenziosamente attorno a sé altre cellule. Tipo forme di stress potenti o lunghi periodi di depressione, se c'è stato un giorno preciso in cui è iniziato il golpe cellulare mentre il corpo ignaro era in un ufficio postale o al tavolo di un self-service.
Glioma, fibroma, blastoma, qualunque sia il tumore che sta devastando i tuoi giorni, cerchi con le mani il punto dolente del tuo corpo in cui si nasconde. E' in quel momento che capisci il livello della tua paranoia, della tua angoscia, capisci che non stai combattendo soltanto contro un tumore, in realtà sei in guerra contro un miliardo di cellule e una serie di pregiudizi stratificati nella tua mente nell'arco della tua vita. Perché non pensavi che toccasse proprio a te.
 
In ogni caso, la catastrofe più ingombrante, consistere nel persistere di un mondo dove la "diceria" e un venticello leggero. Vale a dire quello che accade da sempre. Intanto, tra 20anni, tutti quanti, medici compresi, ci sputeranno sopra alla Chemioterapia per la sua smodata tossicità e perché avranno trovato qualcosa di più remunerativo. La bestia Big Pharma è famelica, affamata, insaziabile, non si stanca mai d'incassare. E' capitato che un malato di cancro sia morto non di tumore, ma per gli effetti collaterali di questa cura ancora in estrema considerazione medica, come se altre strade non fossero possibili. Un pò quello che sta accadendo ora all'Interferone, un farmaco feroce che scombussola la mente dell'assuntore, talvolta fino al suicidio. Certo, abbassa le transaminasi, ma poi t'ammazza, se non smetti subito l'assunzione, per la sua nocività elevatissima. Un conoscente s'è buttato giù dal quarto piano perché non sopportava gli effetti indesiderati di questo farmaco.  



La vita oltre 
la chemioterapia
L'argomentare dell'oncologo e della letteratura medica, non è sufficiente, come non fornisce neppure un modo di pensarlo, un modo non dico di discuterci, ma di viverlo come parte di me, non chiamandolo più "corpo estraneo" come spesso i dottori dicono. Mi rimane indigesto, mi fa paura,  percepire il tumore come evento generico, incorporeo, imprecisato, sommario. Come le collezioni di dati, bioritmi, scopìe, tomografie assiali computerizzate (TAC), geometrie, proiezioni, rotazioni del tubo radiogeno, liquidi di contrasto e su quei dati un nugolo di mosche che discutono, si confrontano le idee terapeutiche, ricerche, novità, speranze, sudore. Pianto. Tutto questo non arriva a formare un pensiero potente?
Soubrette dopo  la chemioterapia
La filosofia scantona, non ce la fa, troppo pesante, nonostante le sue spalle grosse e non solo. Dai guadagni stratosferici di Big Pharma International sul cancro, non si direbbe l'indotto economico che arreca il tumore come fonte a cui attingere. Un vero Business del dolore chiuso in se stesso, dove c'è chi s'arricchisce e chi muore. Perché capita spesso di avere l'intruso e non saperlo. Ci convivi, lui ti lavora dentro e quando, alla fine, magari per un qualche accidente che non c’entra nulla, i medici lo scoprono, è ormai troppo tardi. La prevenzione, oggi lo sappiamo, diventa un atto fondamentale in queste circostanze.

Tra 20 anni la
chemio sarà vietata
Tra 20 anni la chemioterapia sarà vietata per la sua potente tossicità, vedrete!  Capisco il tono presuntuoso di questa mia previsione, ma già sono calati i picchi di tossicità delle ultime sacche di chemioterapia. La gente riesce a sopportarla meglio, segno del fatto che se si vuole qualcosa contro il dolore di questa pratica medica, si può fare. Intanto, allegramente, c'intossichiamo. Ma il gusto di arrivare sempre tardi non ce lo caverà mai nessuno, troppo avvinghiati a questo vizio.
Marijuana prescritta per uso medico
Ad esempio, a quando la legalizzazione per malati gravi l'uso di Marijuana che s'è scoperto, scientificamente, contenere notevoli benefici anche sui casi di Alzhaimer, Aids, tumori e altre patologie? In fondo, di cosa scriviamo? Di una pianta che per crescere ha bisogno solo di tre cose: Acqua, Terra e Sole. Più naturale di così c'è poca roba in giro, supermercati compresi. Ma lottare contro Big Pharma è come mettersi a cavallo e come don Chisciotte lottare contro i mulini a vento. Le parole più belle che uno possa desiderare di sentire, non sono più 'Ti amo', ma: 'Non si preoccupi, è benigno!'.

Sotto a chi tocca.
Si può ricominciare
Dopo l’operazione, chiesi di vederlo. A colpo d’ occhio sembrava una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa. Dopo alcuni giorni lo esaminai al microscopio, e mi resi conto di che cosa fosse capace riproducendosi. Capii che avevo un nemico dentro di me: un alieno, che ha invaso il mio corpo per distruggerlo. Ora abbiamo un rapporto di guerra: lui vuole ammazzarmi, io voglio ammazzare lui. Una guerra frontale.
L’insondabile mistero della vita
Il pensiero scientifico, ci ha mentito per decenni spudoratamente, ha indugiato l’affronto più devastante sulle grandi pandemie, mettendo a rischio la vita dell'umanità più dolente. La peste nera e quella bubbonica, il vaiolo, il colera, la sifilide, oggetto di storici, filosofi, pensatori, romanzieri, cronisti dei tempi in cerca di esplicazioni razionali per cercare di non abbandonarsi troppo all'insondabile mistero esistenziale. La forza del male obbliga tutti alla sottomissione per quanto energica sia la nostra risposta di fronte a ciò che fugge per vite intere.
Che l'amor
t'esploda 
Si entra in una “killing zone”, battuta, illimitata, dall'artiglieria atomica e antica, senza la minima speranza. Un chemioterapico sa bene che la cura spesso è peggio del male, nell'atroce prolungamento del dolore con l’aggiunta di altro vomito e tempo da vivere con pruriti insopportabili o escoriazioni nate dal nulla sulle gambe, ventre, schiena. Voler pensare il cancro, per cercare di spiegarlo. Ma spiegare cosa? Che i linfonodi hanno bisogno di una piallata a base di sedute di radioscopie? Pensarlo il cancro, sbagliando, sia pure. Se si rifiuta il rischio di errore si è già rinunciato a qualsiasi pensiero sul cancro e la bestia ha già vinto.

Silenzio metafisico
Dalla nefanda e sinistra passività del silenzio metafisico, dare al tumore la giustizia che invoca, famelico, la giustizia della definizione astratta, il diritto di cittadinanza in un perimetro sacro, in cui l'odore d'ospedale non sia accolto insieme all'eterna verità. Di sicuro, avere un cancro, è un'esperienza che fa uscire da un certo automatismo di comportamenti, da quell'andare avanti con inerzia, dando per scontate le cose. In queste circostanze, uno è obbligato a fermarsi e pensare.
Trattarlo con riguardo perché è un enigma che la sfinge cosmica propone ai crocicchi, quando meni una vita non normale (secondo gli altri) perché farselo nemico è la fine prematura. In fondo non credo alla predestinazione. Esiste soltanto la predisposizione. Vi sono persone predisposte a morire di cancro e altre predisposte a morire impiccate, con lo stesso rigore clinico e l’uguale sentimento cinico. Il cancro viene in gran parte dalla follia repressa, per questo gli introversi hanno bisogno di parlare.
“La diffusione del cancro”
La terra contiene la vita, può contenerla e generarla senza essere vivente, perché separiamo natura organica da natura inorganica? L’inorganico, lo penso come qualcosa di puramente immateriale. Sento la musica Techno come una proiezione dell'inorganico, o quando leggo un romanzo di Baricco per saggiarne l’inconsistenza assoluta dell'etereo scrittore inspiegabilmente idolatrato da molti. La terra è tutta organica, vivente, pulsante, gravida 12 mesi all'anno. La terra è come noi, un essere mortale. E' la scoperta che ci permetterà a seguire questo on the road estenuante, è il mistero umano assoluto, anche se la diamo per scontata fino a farne la nostra personale pattumiera.
 Tomografia assiale computerizzata 
Il sole agonizza e agonizzerà ancora per molti decenni. I raggi cosmici, sfilacciandosi, i gas di schermo della biosfera bombardano cancro sui tessuti viventi, sui deserti, gli oceani, i ghiacciai silenziosi come i veri predatori della natura che quando sferreranno l’attacco, sarà immediatamente finita per tutti, senza toni apocalittici, anche se mi piacciono tanto. E' il caos, perché ormai è già, e subito, tardi. La terra è piena di metastasi, molte sono già esplose come Hiroshima. Altre son in attesa.
  Dopo la bomba      di Hiroshima
Quando suonarono le sirene guardammo lassù, all'orizzonte, oltre le montagne, in direzione di Nagasaki, ma non si vedeva niente. Tutto ad un tratto il cielo si squarciò in due. Ci fu un bagliore accecante e un occhio apparve nel cielo. Un occhio gigantesco, che ci guardò con una cattiveria che non si era mai vista. (Rapsodia in agosto). Quel che non dimenticherò è l’allegria generale, creata dai giornali e rimbalzata su tutte le facce, dopo la bomba di Hiroshima: “Questo fa finire la guerra: tutte le guerre, per sempre”, “Siamo entrati in un'epoca di prodigi mai visti”. Era sbarcato Cortés e gli Indiani poveretti accoglievano come un Dio il loro massacratore.                                                                              (Guido Ceronetti)
Non esiste     cancro oggettivo
La prima volta che mi arrivò una voce sul cancro come evento epidemico mondiale fu negli anni ‘70, leggendo qualcosa. Si trattava dell'opinione di un cancerologo francese che commentava l’atomica di Hiroshima più o meno cosi: “E’ cominciata la diffusione mondiale del cancro”. Ce l'ho dentro ancora quella voce, quelle parole, quella infallibile profezia. Ed ero bambino. Ma è già, subito, un difficile lavoro per il pensiero operare l’allacciamento, in termini speculativi, tra lo bomba di Hiroshima e il cancro mondiale.
Ripensando
alle         bufere
Era il 4 dicembre 1993, venti anni fa. Frank Zappa morì a Los Angeles per un cancro alla prostata. Negli ultimi tempi della sua vita, non rinunciò alla sua vena polemica annunciando di volersi candidare alla presidenza degli Stati Uniti in totale dissenso con la politica dell’ex presidente Reagan e con quella di George Bush. Il suo biglietto da visita o slogan era: "Potrei mai far peggio di Ronald Reagan?".
Pandora
scoperchiato
Sarebbe troppo rischioso dire che il tumore e pandemico. Alzando senza paura il velo, la faccia, è là! Siamo noi, viviamo, ci muoviamo, parliamo, leggiamo, scriviamo, cerchiamo di superarci senza riuscirvi. Un vaso di Pandora ancora da scoperchiare, chi lo alzerà quel coperchio?
L'uomo cancerifica la terra con la sua presenza in eccesso, la sua attività di delirio consumistico, i suoi pensieri criminali e la sua impossibilità di amare al di là di quel che più strettamente gli somiglia. Solo tre o quattro poeti fra tutti hanno sperimentato l'amore infinito, gli altri hanno amato donne, uomini, vino, oppio, arance, qualche gatto e la terra, sempre lei, salda il conto, d'accordo col cielo e il sole, inondando di cancro l'uomo. “La misura della vita è dunque la differenza che esiste tra lo sforzo delle potenze esterne e quello della resistenza interna". L'eccesso di quelle annuncia la sua debolezza, il predominare di questa è l'indice della sua forza.
L'angelo sterminatore
Il deserto si allarga e l'allargarsi del deserto stringe la vita dell'uomo sempre più incapace di pensare la vita, nascondendosi per darsi alla morte viziosa. Guardate le stesse ricerche sul cancro. Non sono anticancro che per chi non vuole pensare e per chi accetta la spennellata di morte che insita nei luoghi comuni dei “come stai” e “Come va?”.
Edvard Munch dipinto
Questa bancarotta non è muta, anzi assume in tutto la forma di un grido, di un'immagine dell'onda sonora ben più vasta e prolungata di quella sonnambulicamente trascritta da Edvard Munch, che se fosse percepito ci sarebbe insopportabile e ci costringerebbe a "fare qualcosa" per placarlo. Sono le cosiddette stelle inaccessibili.  
Credo di poter dire che lo stato della terra sia attualmente molto peggiore di quello che viene descritto dalla scienza dominante più pessimistica, perché il grido, l'incessante lamento di Munch che non può essere percepito delle forme viventi visibili e non visibili, non è oggetto misurabile, perché interiore e senza canali di comunicazione nervosa esterna, come succede con certi esseri che ci passano accanto non udiamo nulla, neppure un sospiro, eppure gridano con la forza di mille agonie.
Enigma cancro
Alla malattia infettiva e contagiosa per impiantarsi è sufficiente la debolezza fisica a causa di una fragilità immunodepressa, il cancro invece è attratto soprattutto dal sovraccarico di attività psichica, dal dinamismo mentale dissennato, dagli sconvolgimenti dell'anima all'esasperazione mentale. C’è gente molto superficiale che fino a quando non muoiono non capiscono, o meglio, rifiutando di capire, che stanno morendo, mandando a Volturno il momento migliore della nostra vita: la morte! E lancia epiteti della minchia come: “Il cancro è una parola, non una sentenza”. Per dirla con l'ottimo Nanni Moretti, le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste. Le parole sono importanti! Aggiungo solo che il silenzio, di fronte a certe frasi, è la cura più potente all’ipocrisia e alla retorica sociale. Siamo stufi di minchiate.

La dolce "agonia" feroce
E’ questa la cifra totale della sofferenza che ognuno di noi porta in grembo, alcuni riescono a gestirla, altri no. Qui entrano in azione le cliniche della "dolce morte" (mai come in questo caso la parola dolce è stata usata a sproposito) pronte a venirti in aiuto ammazzandoti. Ormai alle follie dell'uomo e della donna sono abituato, c'ho fatto quasi il callo, meno alle sue consistenze. Voglio dire che l'inquietudine sta più nella quantità di persone dedite a devianze mostruose, non tanto le devianze mostruose, per quanto orribili, ma il livello espansionale delle persone dedite a devianze mostruose. Non è della famiglia dei Bartezzaghi. Questa l'hanno capita in pochi. Forse nessuno. O un paio di persone. Si facciano avanti. C'è un premio, per loro due.
     La    goccia
    nel       pane
Pensare al cancro. Appropriarselo come pensiero per respingerlo come paura. Chi pensa opera, non stramazza di passività. Ma un pensiero schiavo dei dati e depurato di qualsiasi relazione col mistero, che mai ci sarà rivelato, del mondo, è un pensiero inoperante, un pensiero morto e che fa morire. Sia dunque dedicato a tutti.
Il poeta e scrittore Alvaro Mutis il gabbiere
Sia dedicato anche a tanti volti cari che là, nelle penombre, nelle stanze visitate, non raggiungibili da altri conforti, patiscono e tremano per sé e per altriQuanta tristezza su volti nei reparti sigillati, pigiami che sembrano vele o mappe navali che coprono quattro ossa che stanno bucando la pelle. Getto il pane nell’acqua e dopo molti giorni lo ritroverai per sfamarti. Acqua e pane. "Come una goccia di splendore", di Alvaro Mutis, poeta colombiano morto pochi mesi fa, un autore che meriterebbe maggior considerazione e che consiglio soprattutto l'autentico capolavoro: "La neve dell'ammiraglio", anche se altri lo conosceranno anche per "Maqroll il Gabbiere" l'umanissimo semidio del coraggio e della sfida